Storia del Comune

Arte storia e tradizioni

Il terremoto che, l'11 gennaio 1693, distrusse la città , fece circa 1516 vittime (la cifra esatta è alquanto incerta) e pochi furono i superstiti; questi iniziarono immediatamente a cercare dei luoghi sicuri ove rifugiarsi. Alcuni trovarono ospitalità nel convento dei Padri Eremiti del Piano, altri si stanziarono nelle campagne circostanti (Giandritto, Camemi, Fondo Margi). La mancanza dei beni di prima necessità indusse i superstiti a chiedere aiuto a don Carlo Maria Carafa principe di Butera e di Roccella, barone di Occhiolà, che abitava a Mazzarino. Questi, appresa la dolorosa notizia, inviò subito i soccorsi alla povera gente che iniziò subito a nutrire, nei suoi confronti, sentimenti di profonda gratitudine. Successivamente il principe invia un gentiluomo di palazzo, don Giovanni Di Silvestro, con incarico specifico di ricondurre i propri vassalli nel feudo di Gran Michele, territorio sul quale doveva essere costruita la nuova città. Quindi inizia a lavorare al piano della città, sia da solo, sia con aiuto di frà Michele da Ferla, architetto già attivo a Sciacca, il quale inizia subito a tracciare le strade e le chiese su disegno eseguito dal principe stesso, incidendole su una lavagna di ardesia (nella foto a lato), tuttora conservata nel Palazzo Comunale. Compiute queste prime operazioni, viene ordinato di iniziare i lavori per la costruzione della città; il 18 aprile di 1963, poco dopo mezzogiorno, assistito dal Clero e di tutto il popolo, al suono di campane, trombe e tamburi, fattasi la benedizione, viene posta in uno degli angoli del recinto esagonale, dalle mani stesse di don Carlo Maria, la prima pietra, dove era indicato il giorno, il mese, anno e ora di inizio dei lavori. Dopo la partenza del principe, si dà inizio alla occupazione dei lotti scelti dai contadini. Le costruzioni iniziano rapidamente, ma il 28 luglio un incendio distrugge buona parte dei pagliai e delle baracche costruite ai margini della nuova città. Incendio, che si rivelerà provvidenziale per il regolare processo di costruzione di Grammichele, convincerà anche i più titubanti a trasferirsi entro le maglie

Piazza Carlo Maria Carafa

La pianta della città è stata sempre oggetto di analisi e di i interpretazioni da parte degli studiosi: "La forma è in apparenza semplice - come sottolinea Giuseppe Pagnano - ma all'analisi si scopre complessa, ricca di corrispondenze formali e non priva di qualche colta citazione. Una grande superficie costituisce la città esagonale che si amplia con il sistema di cinque borghi perimetrali, restando il sesto riservato alla residenza del principe." Al centro dell'originale struttura esagonale, una grande piazza attraversata da sei strade che si staccano tutte al centro dei lati dell'esagono.

La Chiesa Madre, preceduta da una gradinata culminante in un piccolo sagrato, contribuisce a sottolineare il fascino e la suggestività dell'intera piazza. I lavori per la costruzione della chiesa risalgono al 1724. Lo stile della facciata è in barocco semplice ed elegante; l'interno è a croce latina con tre navate divise da cinque arcate; nel mezzo della crociera, lunga 22 metri, si innalza la cupola alta circa 39 metri dal suolo. La parte superiore della facciata fu ultimata dall'architetto Carlo Sada che modificò il progetto originario con l'aggiunta di un coronamento frantonato al posto dell'orologio, poi sistemato al culmine del Palazzo Comunale. Attiguo alla chiesa Madre si erge il Palazzo Comunale, uno tra i più rilevanti edifici pubblici della città, ideato e costruito dall'architetto Carlo Sada nel 1896. In origine, l'assetto urbano della piazza era stato completato con la costruzione del Palazzo Giuratorio, affidata al capomastro Onofrio Grosso. Per la costruzione di tale edificio, venne tagliato l'angolo chiuso della piazza, ricavandone una piccola cellula quadrata. Alla fine dell'800, per decisione del sindaco Andrea Vaccaro, l'antica Domus Iuratoria fu demolita per far posto al Palazzo Comunale. L'edificio, di stile rinascimentale, è attualmente costituito da tre piani e presenta una facciata maestosa e artisticamente riuscita.

Planimetria

La pianta della città definita ad exagonum risulta divisa in sei spicchi uguali, che partendo da quello successivo alla Matrice, in senso orario si susseguono in sestieri: di San Michele, San Carlo, Santa Caterina, l’Annunziata, San Rocco, l’Angelo Custode.(Grammichele Vacirca p. 33) La trama planimetrica è nel suo impianto originario di una straordinaria simmetria. Lungo il perimetro esterno si sviluppa la via Settima, alla quale si innestano la serie radiale dei borghi: parallelogrammi saldati per la base a ciascun lato dell’esagono, partendo dal borgo detto Piano del Palazzo o del Casino, in senso orario si incontrano: Sant’Anna, Valverde, Spirito Santo, Canali, Calvario.

La Meridiana della piazza

Nel progetto di riqualificazione urbanistica della Piazza C.M. Carafa è stato realizzato un grande orologio solare orizzontale, probabilmente uno dei più grandi al mondo, in grado di caratterizzare la Piazza attraverso un attento recupero del passato. Gli orologi solari misurano il tempo, ora solare vera del luogo mediante l’ombra d’un asta opportunamente inclinata, chiamata GNOMONE dal greco gnomon:significa indicatore e da informazioni sulla data e sulle ore del giorno. Progettato e realizzato dal dott. Giovanni BRICH e completato posteriormente in alcune parti mancanti dai proff. Franco e Ignazio Grosso. Il lato sud della Piazza è arricchito da una scultura bronzea dell’ artista Paolo Guarrera che ritrae il principe Carlo Maria Carafa fondatore della città. Appassionato cultore di astronomia, matematica,gnomonica e altro, il principe aveva concepito Grammichele come una città del sole realizzando nel centro della piazza principale una grande Meridiana a forma di croce. La meridiana rimossa nei primi decenni dell’800,oggi è sostituita da un’ enorme statua monumentale di bronzo di Murat Cura, parte integrante dell’ orologio che regge un’asta gnomonica ed occupa il centro della piazza raffigurante un uomo inginocchiato simboleggiante il tempo, avvolto da una serie di cerchi che richiamano l’antica sfera armillare e lo imprigionano inevitabilmente, nel suo tempo. L’orologio solare è essenzialmente composto da tre parti: lo gnomone, il quadrante e in insieme di linee che indicano le ore, i solstizi, gli equinozi, lo zodiaco e nel caso specifico riporta le date di distruzione di Occhiolà e della fondazione di Grammichele.

La statua di Carlo Maria Carafa

La statua in bronzo.è alta due metrie venti,è posta su un basamento di ottanta centimetri,per simboleggiare i gradini del sapere:filosofia,religione,scienza,politica,
lettere e arte.Il tutto per elogiare le doti intellettive del fondatore,appossionato di matematica e astronomia.Un amore quello di Carafa per la conoscienza,che non lo indusse mai a"prendere le distanze" dal suo popolo.Ragion per cui Guarrera(fautore della statua)ha voluto rappresentare il fondatore mentre si accinge a scendere la scalinata che lo conduce al cuore della città.L'opera,inoltre riprende il motivo del numero sei,elemento tanto caro al principe e ai matematici, a tal punto da sciegliere per la sua città la planimetria esagonale.
La statua è posta in prossimità del Circolo Operai in cima alla scala nell'atto di lasciare la distrutta città e il suo incedere verso la nuova città Grammichele.Si nota la gamba sinistra nella vecchia Occhiolà,il vuoto lasciato dal terremoto e la gamba destra già protesa verso la discesa nella nuova città.Ai piedi della scala è incastonata una targa in bronzo recante l'editto che il Principe pronunziò in occassione della posa della prima pietra della città.

Fra i reperti, che Occhiolà quotidianamente ci regala, un particolare significato assumono le statuine del presepe,ritrovate fra gli scavi del vecchio borgo. Il presepe in terracotta è un capolavoro di stile, che avvolge il fruitore, trasportandolo nel passato.Le statuine ,anche se piccole, mostrano la sapienza e la capacità dell'artigiano,che seppur con i pochi mezzi a disposizione nell'epoca,ma con sagacia , pazienza e con tanto amore ha saputo trasferire a quelle figure un qualcosa che fa palpitare i cuori, di chi oggi li ammira nella stanza museale posta al secondo piano del palazzo comunale.Queste, unitamente ad altri reperti e documenti,costituiscono testimonianze ineludibili del nostro glorioso passato,inestimabile patrimonio di Occhiolà,che se pur distrutto dal catastrofico terremoto dell'11gennaio 1693,ha nascosto nelle sue viscere, per farcele ritrovare, preziose testimonianze del nostro passato.Reperti,documenti e questo presepe ci riportano idealmente nelle fortezze dell'antica Occhiolà e in prospettiva nella nostra città di Grammichele. Ad Occhiolà infatti, nei secoli passati i Siculi si incontravano con i viaggiatori Greci tramandandoci antiche tradizioni.Di quando sopra,è stato tratto un filmato, che dovrebbe costituire patrimonio di tutte le scuole, i musei, le pinacoteche , non solo della nostra isola e dell'Italia,ma del mondo intero corredate magari , da didascalie nelle diverse lingue, per farle conoscere a quanti appassionati di archeologia trovano nel nostro museo spunti per deliziare gli occhi e arricchire conoscenze e cultura. N. Merlini. 

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